lunedì 26 maggio 2014

NELLA VECCHIA FATTORIA....


Mi ricordo che ero partita dall’Italia alla ricerca di risposte.
E mi ritrovo dall’altra parte del mondo con molte più domande.
Molto bene.

Il mio periodo di farm è praticamente giunto al termine. 3 mesi, 88 giorni, 2.112 ore…un tempo infinito. I giorni più dilatati della mia vita credo.
Ma…in questo minuscolo paese disperso nel Queensland, Gayndah, ho visto i migliori tramonti infuocati in vita mia.
Ammetto che sono stata presa dallo sconforto in mezzo ai campi, soprattutto all’inizio. Non è il massimo della gioia raccogliere ogni giorno 800 kg di mandarini, lime o limoni. Ma, poco alla volta, ho imparato a lavorare le mie 8 ore al giorno, eseguendo sempre gli stessi stupidi e noiosissimi gesti, senza impazzire. Grazie al lavoro di picking, con le forbici e in mezzo alle spine, ora posso vantarmi di avere le mani più callose di un uomo e le braccia più graffiate di un addomesticatore di tigri. Son soddisfazioni.
Ma si supera la fatica ascoltando con mp3 e cuffiette della gran buona musica e viaggiando un po’ altrove con la testa.

E’ stato strano passare il mio ventottesimo compleanno isolata dal mondo.
In questi 3 mesi mi sono ricordata spesso cosa vuol dire sentirsi a disagio e in difficoltà. Non mi succedeva da un po’. Ho ripassato la lezione, cara vita, sono pronta a essere interrogata quando vuoi.

Il tempo non si occupa, si vive. Ed è più facile farlo qui, dove non si hanno distrazioni a disposizione.
Nessun centro commerciale, nessuna discoteca, nessun ristorante, nessun museo, nessun centro città da visitare, nessun bar dove prendere un buon caffè o trovarsi per un aperitivo, nessuna amica intima con cui basta uno sguardo per dire “Ou, dai, facciamo qualcosa che mi sto annoiando?”.
Quando hai mille svaghi intorno a te non serve ingegnare la mente. E’ tutto pronto all’uso. Tutto semplice, a disposizione. Invece quando mi sono ritrovata con una bella gomma in mano, costretta a cancellare tanti contorni… ti tocca ripartire dalle piccole sfumature. Così ho fatto una marea di cose apparentemente inutili.
Un giorno sono andata a comprare una scatola di colori ad olio e una tela…e ho iniziato a dipingere…
Poi ho attaccato una lavagna in soggiorno dove scrivere una frase di riflessione per ogni giorno trascorso …
Ho camminato senza una meta, ho letto senza uno scopo...
Ho passato del tempo ascoltando gli uccelli cinguettare e a guardare le increspature perfette nell’acqua del lago...
Ho giocato con le bolle di sapone...
Mi sono svegliata di notte, senza l'ansia di dover dormire per forza solo perché è notte...e mi sono goduta l’immenso cielo stellato attraverso il vetro di una finestra, senza nessuna luce…perdendomi in mezzo a quei mille puntini irregolari attaccati al muro buio.
Un pomeriggio, distesa in riva al fiume, ho osservato le nuvole cercando di capire a quale animale potessero assomigliare. Non lo facevo da quando avevo 5 anni credo. Mi ero dimenticata di quanto fosse bello sentirsi bambina, senza tempo. Mi ricordo che mi sono anche domandata che senso abbia, alla fine, essere un minuscolo e inutile puntino nell’universo…Ma alla fine del filosofeggiamento, ho accettato di rimanere senza risposta. “Bisogna semplicemente imparare ad accettare l'ignoto come tale”, qualcuno mi aveva detto. Such is life. “Quindi smettila di farti sempre ste domande inutili.”

Grazie a questo viaggio DownUnder non ho più nessuna certezza… ma in compenso si sono aperte delle nuove possibilità. E quale scelgo? Non ne ho la più pallida idea. Quello che posso seguire sono dei piccoli segnali di felicità, che mi indirizzano un minimo in questo caos di vita.
Per il resto sbaglio, e continuo a imparare.

Mi ripeto (perché il mio bipolarismo mi porta a parlare spesso con me stessa):
“Lo sai Erika quante ore in media ha una vita umana?” 650 mila circa.
“E quante ore spendi a preoccuparti di qualcosa?” Sicuramente troppe.
Ho letto una cosa non mi ricordo dove, ma che mi ha fatto riflettere. Il succo era: ogni persona è una combinazione di trilioni di atomi che prima vagavano ognuno per conto proprio nello spazio…e che hanno avuto la gentilezza di assemblarsi in una persona unica che non potrà mai più ripetersi.
Che banalità, ho pensato inizialmente.
Però voglio scriverlo e ricordarmelo.
Possiamo esistere, stiamo vivendo. In modo unico. Tutto il resto conta relativamente.
La vita è una figata inspiegabile. A volte ancora me lo dimentico.

Tra 2 settimane circa mi sposterò a Brisbane o Cairns (ancora devo decidere), studierò un paio di mesi li per prendere l’ Ielts o il BEC (Business English Certificate). Almeno concluderò il mio anno di permanenza in Australia con uno straccetto di carta in mano…e potrò non sentirmi in colpa per aver solo vagabondato per 12 mesi.
Una volta arrivata in città ricomincerò con la ricerca di una casa, un lavoro per mantenermi, qualche persona con cui intrattenere un po’ di vita sociale. Sinceramente non vedo l’ora.

Il mio visto scadrà a settembre. Ho deciso che richiederò il secondo working holiday visa, per stare un altro anno in Australia. Prima tornerò un po’ a casa, ho voglia di riabbracciare tutti. Voglio farmi raccontare quest’anno di vita che mi sono persa in Italia, sentire il calore della mia famiglia.

“LE COSE CHE CI ACCADONO, NON SONO MAI FINI A SE STESSE. OGNI INCONTRO, OGNI PICCOLO EVENTO RACCHIUDE IN SE UN SIGNIFICATO. LA COMPRENSIONE DI SE STESSI NASCE DALLA DISPONIBILITA’ AD ACCOGLIERLI, DALLA CAPACITA’ IN QUALSIASI MOMENTO DI CAMBIARE DIREZIONE, LASCIARE LA PELLE VECCHIA COME LE LUCERTOLE AL CAMBIO DI STAGIONE.”

Addio Gayndah. La stagione qui è terminata.


















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