giovedì 18 dicembre 2014

Back to Italy

"Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con sé stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri." 
FABRIZIO DE ANDRE'


Eccomi in Italia, tornata alla casa base.

Forti emozioni, contrastanti.
Felicità infinita nel rivedere la famiglia, i veri amici e la propria città.
Tanti racconti e foto da condividere, ma l'esperienza vissuta è solo e soltanto nella mia mente. 
Difficile da capire per chi non è stato con me.

In ogni caso è vero, la solitudine fortifica. 

Prima di partire, durante il viaggio e dopo il rientro.

Ma non è semplice da raccontare. 

Non si tratta solamente di spiegare:
"Ecco, da Sydney sono andata a Melbourne, poi ho affittato un van e ho percorso tutta la costa sud australiana...poi sono andata in farm per 4 mesi..." 
"Wow che figo!"
No. Non è uno spostamento da un punto A a un punto B. A un punto C.
Si tratta del viaggio nella sua essenza, di tutte le facce incrociate tra ostelli e strade, di persone che hanno sfiorato la mia vita in profondità. Che mi hanno cambiata.
Ora sento il bisogno di stare in un luogo dove le persone parlano la mia stessa lingua. Ma non intendo l'italiano o l'inglese. Intendo il linguaggio di chi sa veramente cosa vuol dire lasciare la propria casa, cambiare tutto, imparare ad amare nuovamente la vita senza nulla intorno...e poi tornare nuovamente a casa e sentirsi più spaesati di prima.

Cosa si prova a stare da soli dall'altra parte del mondo? Ho impressa sulla pelle la sensazione di contrasto tra la solitudine che mi punge e fa male e la gioia che mi fa piangere. E' un'emozione impagabile. E'felicità allo stato puro, libertà. Capisci che i sogni sono fatti di realtà e, come tali, si realizzano.


E'difficile tornare.

E' difficile stare seduti nella propria stanza, davanti a un computer, a scrivere uno stupido blog cercando di far uscire qualche parola per liberare un pò la mente.

Sono felice perchè alcuni dei miei amici si sono sposati, altri hanno avuto dei figli, altri hanno cambiato lavoro, altri si sono fidanzati. I cambiamenti ci sono. Ma nella mia percezione è tutto esattamente immobile, come prima della partenza. Ma, in compenso, io mi sento profondamente cambiata.

Percepisco le persone in maniera differente, sono più sensibile a tutto. Ho perso le mie abitudini. 
Soffro perchè vedo le persone frettolose e fredde per la strada.

Vorrei condividere e discutere tutto quello che ho vissuto con gli altri. 

Ma non c'è modo di descrivere il modo in cui lo spirito evolve quando abbandoni tutto quello che conosci alle spalle e sei costretto a usare il cervello nel mondo reale, per sopravvivere dove nessuno sa chi sei.

A volte mi chiedo se tutto questo viaggiare abbia un senso.


Si Erika, ce l'ha. E'una delle cose più importanti della vita. Perchè si mette in discussione tutto, si cambia. Si impara un nuovo linguaggio, che nessuno intorno a te parla, è solo tuo. E' il tuo linguaggio personale, non c'è modo di comunicarlo agli altri perchè è costruito soltanto da stati d'animo vissuti. Ti serve solo per comunicare con te stessa. Ti serve per percorrere i sentieri profondi, per arrivare felice alla fine della tua vita, senza avere paura.


Non so se tornerò in Australia.

Non so se resterò in Italia.

So solo che per me la vita è un viaggio di scoperta, e come tale voglio viverlo.

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